D'Onghia dona alla Biblioteca un manoscritto di Gabrielli
Il dottor Giandomenico D’Onghia, già primario ostetrico e ginecologo, nonché per tanti anni valente collaboratore del NOCI gazzettino, ha donato alla Biblioteca comunale di Noci un manoscritto appartenuto al suo antenato Antonio Gabrielli.
Si tratta di un quadernetto, del formato 21x14, sulle cui pagine ingiallite e rese fragili dal tempo sono riportate diciannove poesie dialettali; quelle datate ricoprono un periodo che va dal 27 novembre 1911 (Fést’ a Marzòdde) al novembre 1922 (Suènne. I vuésche d’i Nusce).
Da un riscontro si è potuto constatare che i componimenti poetici – sia pure con lievi modifiche o correzioni - sono tutti presenti nel volume, edito dalla tipografia Cressati di Noci nel 1927, intitolato “Saggi di poesie nel dialetto di Noci”.
Antonio Gabrielli (1870-1940?) fu autore di almeno altre quattro pubblicazioni: “Il fiore dell’isola” (1921), “Luci riflesse: breve raccolta di versi rimati” (1929), “Sunétt' e canzòne: nuove poesie nel dialetto di Noci” (1932) e “Ore di tregua: liriche” (1935).
Ma come è arrivato questo quadernetto ai nostri giorni? Antonio Gabrielli era uno dei fratelli di Giambattista, nonno materno del dottor D’Onghia. Quest’ultimo, che lo ha ricevuto dalla mamma Iolanda, all’atto di donare il prezioso documento ha dichiarato: “Non sono in grado di dirvi come mia madre fosse venuta in possesso di questo manoscritto. Posso presumere che “zio Antonio” Gabrielli lo abbia regalato direttamente e mio padre che, avendo vissuto a Noci fino all’età di 16-17 anni, conosceva molto bene il dialetto. Ricordo ancora le riunioni fra amici nella nostra casa di Roma, nella metà del secolo scorso, e il momento dei duetti fra mio padre, che declamava le poesie di zio Antonio, e Ubaldo Lai che recitava da par suo quelli di Belli e di Trilussa”.
Antonio Gabrielli fu autore noto e apprezzato. Numerosissime furono le recensioni apparse in prestigiosi periodici di tutta l’Italia. Grazie quindi a D’Onghia l’intera comunità nocese torna a rivedere un frammento dell’eredità culturale del suo antenato e l'occasione riporta all’attenzione generale un poeta nocese che tanti purtroppo non conoscono.